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al testo di Ivan Pozzoni
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Le mie mani, scarne, han continuato a batter testi, trasformando in carta ogni voce di morto che non abbia lasciato testamento, dimenticando di curare ciò che tutti definiscono il normale affare d’ogni essere umano: ufficio, casa, famiglia, l’ideale, insomma, di una vita regolare.
Abbandonata, nel lontano 2026, ogni difesa d’un contratto a tempo indeterminato, etichettato come squilibrato, mi son rinchiuso nel centro di Milano, Hotel Acapulco, albergo scalcinato, chiamando a raccolta i sogni degli emarginati, esaurendo i risparmi di una vita nella pigione, in riviste e pasti risicati.
Quando i carabinieri faranno irruzione nella stanza scrostata dell’Hotel Acapulco e troveranno un altro morto senza testamento, chi racconterà la storia, ordinaria, d’un vecchio vissuto controvento?
[Scarti di magazzino, 2013] |
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